È una filiera cresciuta senza regìa né politiche industriali mirate,trainata dai grandi marchi della moda che hanno capito l’importanza di assicurarsi un “saper fare” strategico per le collezioni e per i fatturati, come quello storicamente presente nell’area.
Oggi la filiera toscana delle pelle – formata da 6.400 aziende della concia-pelletteria-calzature concentrate tra Firenze, il Valdarno aretino e quello pisano con estensioni a Pistoia-Lucca – è un unicum mondiale specializzato nell’alto di gamma, che esporta gran parte della produzione ed è uno dei (rari) casi in cui la tradizione artigianale nelle lavorazioni si è tramandata e adeguata ai tempi.
Gli ultimi numeri sono da capogiro: nel 2019 l’industria toscana della pelle è passata da quasi sei a poco meno di otto miliardi di export, pari a otto volte quello del blasonato vino toscano. La voce “articoli in pelle” nell’ultimo anno ha segnato un aumento del 33%: è il settore industriale a più alta crescita, spinto da borse e piccola pelletteria (portafogli, portachiavi, cinture) . Ed è un settore che attira investimenti da ogni parte del mondo, come dimostrano le operazioni ultimamente avvenute: LVMH Kering Richemont Fondi di investimento assicurano investimenti per centinaia di milioni sul territorio per assicurarsi l’eccellenza della manifattura Toscana come concerie, manifatture pelletteria, calzaturifici non si è badato a spese pur di essere presenti nel distretto
I grandi marchi portano all’interno produzioni prima realizzate da terzisti. «Per controllare la filiera e far fronte alle richieste sempre più rapide del mercato»,
.«Perché qui c’è abbondanza di saper fare e competenze tramandate nel tempo che servono per sviluppare i nostri brand», spiegano i top manager .
Tuttavia lo scenario geopolitico internazionale è complicato e il rischio, è che i volumi produttivi della pelletteria toscana calino. Specialmente dopo l’emergenza COVID , in tal caso i primi a essere penalizzati saranno i terzisti che in questi anni hanno fatto crescere i grandi marchi ma che da essi dipendono
Comunque il distretto ha forza e competenza per resistere anche alle grandi bufere anche grazie ai nuovi marchi innovativi come LAB Firenze che sono preziose per la prosecuzione della tradizione soprattutto con la innovazione e creatività che designer come Federico Massacesi possono dare.